Il sangue non conta 

Ma quando ci innamoriamo per la prima volta attorno ai 16 anni di quel ragazzino tra i banchi di scuola, quando attorno ai 22 promettiamo amore a quel ragazzo conosciuto al bar o talvolta su internet, quando ci innamoriamo dei nostri mariti tanto da sposarli e da volerci passare insieme il resto della nostra vita… Quando amiamo, ci pensiamo al sangue? La risposta è MAI.

Il sangue non conta quando ci si ama e anzi innamorarsi di una persona che ha il tuo stesso sangue come un cugino o un parente lontano è addirittura vietato, strano, fuori dalla normalità. Perché tutto questo dovrebbe cambiare con un figlio? Perché dovremmo amarlo solo se ha il nostro sangue? Perché è necessario per alcuni che abbia il proprio sangue? 

Perché possiamo tranquillamente innamorarci di uno sconosciuto, di un estraneo, e non dovremmo innamorarci di un bambino che chiede amore?

Perché per amare un figlio è necessario che abbia il nostro sangue, che abbia gli occhi del papà e il sorriso della mamma, la loro altezza?

Io spero solo che mio figlio avrà la gentilezza di suo padre e la mia determinazione. Spero che imparerà a combattere le sue paure e a credere nei suoi sogni. Spero che troverà sempre un motivo per sorridere e che non si vergognerà mai di piangere. Occhi blu, marroni, pelle bianca, scura, basso, alto… che importa? L’unica cosa in cui ci deve assomigliare sarà il modo di amare, senza ma e senza se. 

Piccolo mio, per quel che mi riguarda il tuo sangue sarà blu, perché sarai il principe dei nostri cuori. 

Non so dove, ma ci arriveremo

paesaggi-autunnaliHo capito che Lui sarebbe stato l’uomo della mia vita quando mi ha detto di condividere il desiderio di adottare. Mi sono sentita più forte, perché da quel momento non ero più sola su quella strada verso di Te, da quel momento eravamo in due e in due è tutto più semplice se ci si tiene per mano.

E sono sicura che in tre sarà ancora più semplice, amore mio!

Io non lo so dove sei, potresti essere a un passo da noi oppure lontano chilometri. Ma so con certezza che arriveremo fino a Te, che verremo a prenderti e ti daremo tutto quell’amore che stiamo riservando solo a Te.

E dire a tutti che non ci sarai per non doverli deludere 

C’è stato un periodo della mia vita, attorno ai 18 anni, che ogni ragazzo che frequentavo doveva sapere. Io vivevo nel terrore di essere abbandonata da qualcuno perché non potevo metterti al mondo, allora cosa facevo? Prevenivo. In quel momento più che il dispiacere di non poterti avere, c era la paura di non essere amata per colpa di questa mia “mancanza”. Allora prevenivo il dolore. Uscivo per la prima volta con quel ragazzo che tanto mi piaceva e così, tutto d’un fiato dicevo che dovevo confessargli quello che per me era un grande segreto e gli dicevo che non potevo avere figli. Come se a un 18enne interessasse qualcosa dei figli! Eppure lo facevo, ma lo facevo per me stessa, perché se quel ragazzo continuava a uscire con me allora voleva dire che mi accettava per quello che ero. Solo con gli anni ho capito che quel meccanismo serviva solo per accettare me stessa e lo facevo inconsciamente. In quel momento, in quegli anni, quei ragazzi non accettavano il fatto che non potessi avere figli, semplicemente a loro non fregava nulla. Ma a me è servito tanto per iniziare a capire che potevo avere una vita normale anche io, come le mie amiche. Che potevo anche io ogni tanto non pensare a come raggiungerti, ‘che era presto, che dovevo pensare a vivere la spensieratezza di quegli anni anche se parecchia me l’avevano già strappata via.

Ho capito in quei momenti che per raggiungerti dovevo prima raggiungere la pace dentro di me, volermi bene, accettarmi e accettare la tua presenza così ingombrante nella mia vita.

Diventare grande a 14 anni

E pensare che di solito certe donne lo scoprono quando hanno più o meno il doppio della mia età. Forse soffrono di meno perché sono più forti a 30 anni? Forse sono più sagge? Non lo so, ma sicuramente sono più cresciute, sono già cresciute. Io invece ho dovuto crescere velocemente. A 14 anni non pensi lontanamente ad avere un figlio, ma quando ti dicono che non potrai averne, quello diventa la sola cosa al mondo che vorresti. Anche se vai ancora a scuola, anche se non hai ancora incontrato l’amore.

È esattamente un lutto. La sola idea di non poter avere figli è come vivere un lutto. Qualcosa ti viene tolto. Hai la chiara sensazione di aver perso qualcosa pur non avendola mai avuta. La netta sensazione di averlo davvero perso un figlio dalle braccia, dai desideri, dalla vita. Quello che di solito ti riempie la pancia, gli occhi di gioia e la vita di emozioni, in quel momento ti riempie invece la testa di pensieri cattivi, gli occhi di lacrime e la vita di rabbia.

Perché? La domanda che ti attanaglia. Perché a me? Perché io sono diversa? Anni e anni a convincersi di essere sbagliata, di non essere adatta, di essere mancante di qualcosa.

Anni e anni a pensare che nessuno ti amerà mai, perché tu non meriti l’amore. Anni a pensare che nessuno ti accetterà mai, perché nessuno può privarsi di un figlio. Ma a non accettarti in realtà sei tu, che proprio non puoi perdonarti dal non poter avere, del non poter essere.

Sentirsi in colpa per qualcosa che non ha colpe. Punirsi per un crimine mai compiuto. Cercare un colpevole quando in realtà non ci sono neanche vittime, perché solo col senno di poi avrei capito che spesso da alcune condanne nascono le salvezze.